2 FEBBRAIO ““A CANDILORA ... N'TA CALABRIA”

 “Pa Candelora cu non avi carni ‘mpigna a figghjola”

C’era un giorno, che, ancora più che a Natale e a Pasqua, la tavola doveva dare l’idea che, in casa, c’era il “bene”: che “a cascia era china i pani e fichi “e “supra i cannizzi ‘nceranu pira cotti, pipi sicchi e pira cotti” e “i giarri eranu chini“.

Alla Candelora, i maccheroni dovevano riempire “nu bagunu” e il ragù doveva diventare lucido degli umori dei pezzi di carne “grassa e magra”, delle salsicce o dei pezzi “i suppizzata” e le polpette, grandi come uova, dovevano fare corona ad ognipiatto.

E, diceva il proverbio, “Pa Candelora cu non avi carni ‘mpigna a figghjola”,cioè  chi era troppo povero per avere in casa la carne salata del maiale da mettere nel sugo o qualche lira per comprarla, doveva impegnarsi anche qualcosa di prezioso.

La festa ricorda la presentazione di Gesù al Tempio, giorno in cui in chiesa si benedicono le candele quale simbolo di Cristo “luce del mondo”? Per quella che veniva chiamata “purificazione di Maria”? Per un ricordo della Chanukkah o festa delle Luci o festa dei Lumi, degli ebrei che, da quelle parti c’erano sicuramente stati. Ma questa ricorrenza nel corso dei secoli ha avuto anche altri significati: la parola Candelora deriva dal latino festum candelarum e va messa in relazione con l’usanza di benedire le candele. Dopo la benedizione i ceri vengono conservati nelle abitazioni dei fedeli per essere riutilizzati, come accadeva in passato, per ingraziarsi le divinità pagane, durante calamità, oppure nell’assistenza di una persona gravemente malata o nell’attesa del ritorno di qualcuno momentaneamente assente o infine come accade attualmente in segno di devozione cristiana. Anticamente, chi praticava riti magici, nel giorno della Candelora verificava se una persona era colpita da malocchio. E’ anche il giorno in cui esisteva il legame del contadino al passaggio dall’inverno alla primavera.

Le usanze, le tradizioni e i proverbi di questa festa variano da regione in regione. In Calabria, oggi è il giorno che richiama l’arrivo del Carnevale. Con parenti e amici, ci si ritrova per festeggiare gustando piatti a base di carne di maiale, in preparazione ai giorni di “magro” che stanno per arrivare nel periodo della Quaresima.

PROVERBI CALABRESI SULLA CANDELORA..
“Da Candilora l’orzu caccia a testa fora; se voliti e se non voliti natri quaranta jorna i ‘mbernu aviti”
“A Candilora `a vernàta è menza intra e menza i fora”.

GASTRONOMIA

Il menù principale del giorno della Candelora è costituito da “a pasta i casa” condita con il sugo di carne come primo e polpette e la stessa carne del sugo per secondo, accompagnati da sottaceti vari.

RICETTA
Ingredienti (per due persone):
macinato di carne, 100gr
salsiccia, 100gr
pasta corta, 200gr
passata di pomodoro, un bicchiere
cipolla , mezza
prezzemolo tritato, un cucchiaio
sale, pepe, olio
Tempo di preparazione: 40 minuti
Preparazione:

Iniziamo la nostra ricetta partendo dalle polpette: sbriciolate il macinato e la salsiccia con le mani, aggiungete un pizzico di sale e pepe e del prezzemolo fresco appena tritato, quindi mescolatele insieme fino a formare un composto omogeneo; prendete ora la carne e dividetela in palline non più grandi di un paio di centimetri.
Prendete ora una padella abbastanza capiente e fatevi imbiondire all’interno a cipolla tritata finemente insieme ad un paio di cucchiai di olio; quando avrà iniziato ad appassire, aggiungete le polpettine di carne e fatele rosolare per qualche minuto. Non appena vedete che iniziano a prendere il colore della cottura, aggiungete anche la passata di pomodoro.
Quando la pasta sarà lessata al punto giusto, scolatela e versatela nella padella con gli altri ingredienti, quindi spadellate il tutto per un paio di minuti in modo che i sapori si rapprendano e buon appetito!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *