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Le riflessioni degli studenti della 5M dell’Ist. Algeri Marino di Casoli (CH) sul tema della Libertà

Di Sara Fiore

Sin dall’antichità tutti gli uomini hanno sempre vissuto lottando per il conseguimento della libertà, ma in cosa consiste questa condizione? Esiste una definizione oggettiva di questa parola valida per tutti? Sembra che tutte le creature, compresa la razza umana, siano state create e concepite con quest’idea innata, che spinge l’uomo e gli animali di qualsiasi razza, etnia o classe sociale a difenderla. Ma allora perché è così difficile darne una spiegazione esaustiva? Nel corso della storia numerosi filosofi e intellettuali si sono interrogati sul suo significato e non sembrano esserci tesi concordanti. Uno dei primi personaggi di rilievo è sicuramente Socrate che già nel 400 a.C. ha saputo introdurre nella libertà il concetto fondamentale di volontà. Questa, condizionata dal sapere, era basata sul principio della naturale attrazione verso il bene e dell’involontarietà del male: l’uomo per sua natura è orientato a scegliere ciò che è bene per lui. Perciò la libertà per Socrate sembra che fosse una scelta obbligata, dato che il male non è connesso ad una libera volontà ma è semplicemente la conseguenza dell’ignoranza umana. Socrate può essere considerato anche uno dei primi ad essere stato ucciso dal potere a causa del suo pensiero e che per rimanere effettivamente libero ha scelto la cicuta per donare dignità a se stesso. L’Ateniese sarebbe potuto fuggire per salvare la propria vita, ma dato che aveva sempre riconosciuto la validità e la giustizia della legge preferì la morte, dato che una vita vissuta contrariamente ai suoi principi non sarebbe stata libera. Oltre che nell’antica Grecia la libertà è stata il fondamento anche dell’antica Roma durante l’età repubblicana, “siamo nati per l’onore e la libertà” diceva Cicerone. Infatti questa era la base dell’oratoria in cui l’elemento essenziale era la libertà di pensiero e di parola. Quando questa venne meno non fu più possibile esercitare l’oratoria in senso puro e l’arte della retorica divenne solo un fittizio esercizio di stile che perse validità anche nei tribunali, dove erano la corruzione e il denaro a legiferare. Ma in un mondo dove l’uomo sembra essere la creatura che detiene la supremazia è importante e doveroso chiarire la sua natura. Hobbes affermava “homo homini lupus”: l’uomo è un lupo nei confronti degli altri uomini. Secondo questo concetto la natura umana è fondamentalmente egoistica, e a determinare le azioni dell’uomo sono soltanto l’istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione. Perciò se gli uomini si legano tra loro in amicizie o società, regolando i loro rapporti con le leggi, ciò è dovuto soltanto al timore reciproco. Nello stato di natura, cioè uno stato in cui non esista alcuna legge, ciascun individuo, mosso dal suo più intimo istinto, cercherebbe quindi di danneggiare gli altri e di eliminare chiunque sia di ostacolo al soddisfacimento dei propri desideri. Ognuno vedrebbe nel prossimo un nemico dato che non esiste il torto o la ragione, ma unicamente il diritto di ciascuno su ogni cosa, anche sulla vita altrui. È chiaro quindi che per il filosofo la vera libertà coincide nello stato, più questo detiene potere maggiore sarà la sicurezza e la libertà per i sudditi, per questo lo stato ideale è quello assoluto. Nonostante questo la riflessione più importante che ne scaturisce è che la propria libertà termina nel momento in cui si invade quella altrui. Ovviamente il pensiero comune nel decorrere della storia è mutato in base alla situazione vissuta nel determinato periodo storico. Non è stato sempre possibile attuare forme di governo che corrispondessero alla libertà, cioè forme democratiche, soprattutto in momenti in cui la società era segnata da forti disparità sociali ed economiche. Infatti dal punto di vista politico molti filosofi hanno esaltato la democrazia e l’equilibrio dei poteri come Montesquieu. Secondo l’intellettuale può dirsi libera solo quella costituzione in cui nessun governante possa abusare del potere a lui affidato. Per contrastare tale abuso bisogna far sì che “il potere arresti il potere”, cioè che i tre poteri fondamentali siano affidati a mani diverse, in modo che ciascuno di essi possa impedire all’altro di esorbitare dai suoi limiti e degenerare in tirannia. Questo pensiero si è sviluppato solo perché Montesquieu ha vissuto negli anni dell’illuminismo, in cui concetti come l’uguaglianza stavano prendendo il sopravvento. Al giorno d’oggi, nonostante abbiamo avuto molti insegnamenti ed esempi dalla storia non siamo ancora riusciti a garantire questo diritto a tutti, anche se sembra essere un bisogno imprescindibile. Due grandi rivoluzioni hanno fatto la storia della libertà e hanno reso questa un diritto dell’uomo: la rivoluzione francese e americana.

A partire dalla Dichiarazione francese e dalla Costituzione americana, praticamente ogni Costituzione degli Stati contemporanei consacra i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo, tra cui, senza dubbio, trova spazio la libertà di espressione. Tra i Paesi dell’Unione Europea, tutti, ad eccezione della Gran Bretagna, che non ha una Costituzione scritta, riconoscono il diritto in questione, come principio costituzionale, benché la cultura e le tradizioni giuridiche di ognuno apportino differenti limiti. In Italia l’articolo 13 garantisce “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”. Oggi facciamo parte di una repubblica fondata sul lavoro, in cui tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e vengono garantiti i diritti fondamentali dell’uomo. Tuttavia prima aver conquistato ciò l’Italia ha affrontato il periodo più duro della sua storia negli anni del fascismo, un periodo di completa assenza di libertà. Nonostante noi e molti alti paesi democratici possiamo definirci tutelati questa non è una condizione diffusa nel resto nel mondo, dove diritti che per noi sembrano essere scontati non sono garantiti. Nel 2020 sembra assurdo pensarlo ma ci suono luoghi e culture in cui la donna viene ancora considerata inferiore e oggetto di possesso. Un esempio è la storia di Silvia Romano: una ragazza che ha dedicato la sua vita ad aiutare gli altri andando come volontaria in Kenya, qui è stata rapita e tenuta in ostaggio per 18 mesi per un semplice scopo estorsivo. Purtroppo si possono fare centinaia di esempi che attestano la mancanza di dignità e libertà dell’uomo. La situazione attuale che stiamo vivendo con il coronavirus sicuramente ci ha fatto sperimentare una condizione nuova a cui non eravamo abituati, abbiamo visto una parte di libertà che prima potevamo esercitare andare in frantumi, questo può essere un momento di riflessione per capire quanto sia importante che i diritti fondamentali vengano riconosciuti in tutto il mondo. Anche se in fin dei conti gli unici a dare o togliere libertà siamo proprio noi uomini.

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