
Prosegue il progetto “Percorsi di educazione alla legalità” fortemente voluto dalla Fondazione Antonino Scopelliti con protocollo d’intesa con il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria.
Tocca a Filippo Cogliandro, chef Patron de L’ Accademia Gourmet di Reggio Calabria, accogliere il 27 aprile nella sua meravigliosa location i minori con cui la Fondazione fa volontariato.




Una storia da raccontare



Vi raccontiamo la sua storia: Filippo, classe 1969, inizia nei primi anni Ottanta a Lazzaro quando la ‘ndrangheta comincia ad interessarsi all’attività del padre Demetrio, che ha un’area di servizio proprio a Lazzaro, territorio a 20 km da Reggio Calabria. Cominciano con le minacce, le taniche di benzina lasciate di notte fino ad arrivare a gambizzarlo.
“Bisogna capire bene a cosa serve il racket – chiarisce Filippo. – Le grandi famiglie non hanno bisogno degli spiccioli raccattati con il pizzo. Quelli li lasciano ai disperati che fanno la manovalanza. Ma la ‘ndrangheta segna il territorio. È l’infiltrarsi nel tessuto economico e sociale di una comunità, il controllo”. La battaglia di Filippo, in nome di una libertà senza pizzo, inizia proprio dall’esempio del padre Demetrio che non si è piegato. E continua con lui. Nel ‘96 apre un suo locale, L’Accademia, 12 coperti. A fare il cuoco non ci pensa: in cucina c’è Gaetano, informatore scientifico in pensione, cuoco per passione.
L’attività di ristorazione va benone, i coperti diventano quaranta e questo attira l’attenzione nel 2008 della ndrangheta cha manda “due clienti” a fargli visita per dirgli che la tranquillità è un bene prezioso e se ne possono occupare loro: in zona fanno tutti così, dicono, non si tratta di scadenze pressanti o cifre prestabilite. Gli raccomandano di non denunciare, ma gli consigliano di parlarne con i suoi fratelli, titolari della stazione di servizio, diventata ormai anche bar, tavola calda, officina, con una quindicina di collaboratori.
“Usavano me per chiedere il pizzo anche all’altro ramo aziendale della famiglia! Parlai ai miei fratelli. Ripiombammo in quelle cene con le telefonate. Dissi che volevo denunciare. Furono d’accordo e presi coraggio. Con le forze dell’ordine non fu facile: il mio comportamento era anomalo, non solo e non tanto per la denuncia in sé, ma perché l’avevo fatta all’indomani della “visita”. Di solito si denuncia quando le richieste diventano esose o troppo pressanti, prima si prova a pagare. Mi chiedevano da quanto pagavo, io rispondevo che me lo avevano chiesto il giorno prima e non ci capivamo. Poi il prefetto Musolino si ricordò di mio padre e comprese che denunciare immediatamente una richiesta di estorsione era coerente con la storia della mia famiglia: misero sotto controllo il locale e in una settimana arrestarono uno dei due”.
Filippo non si ferma, e nel 2012 inventa le cene della legalità, con l’appoggio nei Service Club come i Lions; nel 2014 inizia a curare la Food Experience di Panorama d’Italia, tour di eventi del settimanale. Diventa un volto noto e conosciuto in seguito al passaggio in tv a “Mattino Cinque”.
Quale la peculiarità della cucina del nostro amico chef? Cucina di territorio, piatti della tradizione, ma soprattutto prodotti provenienti da aziende che allo spirito imprenditoriale uniscono il senso di giustizia ed il principio di trasparenza. Dal 2015 L’Accademia si è spostata a Reggio Calabria. I coperti sono aumentati tantissimo.
“I rumori di Reggio non sono quelli di dieci anni fa, non si sentono più spari, esplosioni, la città accoglie il visitatore con un’atmosfera più silenziosa, più ordinata. Sono cresciute le coscienze; la ‘ndrangheta non è sparita, ma non può essere arrogante come prima: ora ha davanti una società reattiva. Questo è significa anche che un imprenditore deve stare più attento perché rischia di pagare il pizzo senza saperlo. Basta comprare le materie prime in un posto anziché in un altro e una parte del loro prezzo andrà nelle tasche del racket”- conclude Filippo.
Legalità e valorizzazione territorio, dunque, da far scoprire e conoscere ai nostri ragazzi, affinché ‘ndrangheta e malaffare abbiano sempre meno spazio, e affinché possa affermarsi e svilupparsi un’imprenditoria sana e pulita.