L’Oasi Naturale del Pantano di Saline Joniche rappresenta un patrimonio naturalistico inestimabile da tutelare e valorizzare in chiave turistico-ricettiva, ma è anche l’ultima testimonianza delle famose saline di Reggio Calabria del Settecento. L’area in passato è stata centro di attività per la raccolta del sale e la coltivazione del gelsomino. In seguito, dopo l’opera di bonifica e prosciugamento e la costruzione dell’ ex Liquichimica Biosintesi, gruppo di insediamenti industriali che sorgono a ridosso della Strada Statale Jonica 106 a Saline Joniche, frazione costiera del comune di Montebello Jonico nella città metropolitana di Reggio Calabria, quella parte di ecosistema venne completamente stravolto. Purtroppo per la costruzione del polo industriale è stata sconvolta l’armonia del territorio, inghiottendo in una morsa di cemento l’intera salina, la vasta distesa di alberi di bergamotto, la variegata vegetazione e del magnifico ambiente costiero sono rimasti soltanto due laghetti, che formano una zona umida importantissima. L’Oasi naturale, infatti, è l’ambiente preferito da numerose specie di uccelli acquatici che compiono ogni anno due spostamenti migratori. Inoltre in determinati periodi dell’anno, la colorazione dell’acqua assume sfumature davvero suggestive e indirizzando lo sguardo ai laghetti del Pantano è impossibile resistere alla loro naturale bellezza e al loro fascino selvaggio. Per quanto riguarda la flora, le specie presenti sono per la maggior parte quelle tipiche dell’habitat palustre, dai folti canneti di cannuccia alle canne domestiche, dalle tamerici ai cespi di giunco acuto, fino al finocchio acquatico di lachenal. Con riferimento alla fauna, invece, il Pantano rappresenta un’area importante per la migrazione degli uccelli che compiono ogni anno due lunghi spostamenti, rispettivamente da e verso i territori africani. Tra le specie presenti si trovano in particolare le folaghe, il porciglione, il cigno reale, il fischione, il germano reale, la marzaiola e il moriglione. Sulle lingue di fango ricoperte di salicornia depone le uova il “cavaliere d’Italia”, simbolo del luogo. Fanno bella mostra di sé, inoltre, l’airone cenerino, l’airone rosso, l’airone bianco maggiore, la cicogna bianca, il fenicottero e i coloratissimi martin pescatore. Tra i rapaci spiccano il falco di palude, il falco pescatore e il falco pecchiaiolo. Quasi sempre presenti, infine, il gabbiano comune e il gabbiano reale mediterraneo.

L’Oasi Naturale del Pantano di Saline è un luogo che fa bene al “cuore”, poiché nonostante il degrado in cui versa l’intera zona, la natura continua a dimostrare la propria forza e a fare il suo corso. Per questo il FAI l’ha incoronata inserendola tra i ‘Luoghi del Cuore’. Il Pantano di Saline Joniche, con i suoi incantevoli laghetti, è dunque uno dei fiori all’occhiello del territorio reggino. Un’area protetta, dichiarata dalla legge regionale n° 7/2001 “oasi di protezione della fauna selvatica e della flora tipica delle acque salmastre”. Ma questo posto davvero unico è inserito dall’Unione Europea tra i Siti di Interesse Comunitario per la sua importanza in quanto habitat naturale, che garantisce il mantenimento della biodiversità. Si tratta dunque di uno straordinario patrimonio ambientale che andrebbe tutelato e valorizzato. L’area per anni è stata minacciata da un’assurda ipotesi industriale che voleva la costruzione di una centrale a carbone, che sottovalutava le ricadute sull’ambiente naturale del Pantano. Dopo nove anni di attesa, finalmente il progetto di una nuova centrale a carbone è stato archiviato. Adesso quest’area, perla del nostro patrimonio naturalistico e dall’elevato pregio faunistico, potrebbe diventare un punto di ritrovo importante per appassionati e turisti con la collaborazione delle istituzioni interessate e delle associazione ambientaliste.

Non v’è dubbio alcuno che un un’oasi naturalistica come questa, unica nel suo genere e attenzionata anche a livello comunitario, dovrebbe fungere da traino allo sviluppo turistico di tutto il comprensorio grecanico. Piccola o grande, famosa o sconosciuta, quest’oasi  del “cuore” ci emoziona perché racconta la nostra storia.  Vederla in stato di degrado o di abbandono, senza la cura necessaria a proteggerla o un’adeguata valorizzazione per farla conoscere, ci rattrista e ci ferisce ma ci fa anche impegnare e lottare per offrirle un’alternativa di sviluppo sostenibile per farla uscire dal “pantano” e splendere all’interno dell’area grecanica.

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