SI CHIAMAVA PIERSANTI MATTARELLA

Si chiamava Piersanti Mattarella.

Pensavo che fosse una notizia falsa, un’esagerazione, un banale errore di interpretazione. Invece lo ha detto davvero: davvero ha parlato di “congiunto”, davvero ha farfugliato “non ricordo bene…”

Ecco signor Presidente, del “congiunto”, per fortuna se ne ricordano bene i siciliani, se ne ricorda il Paese intero, se ne ricorda il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che “del congiunto” ha accolto il corpo tra le braccia.

Presidente. Il “congiunto” si chiamava Piersanti Mattarella. Era un politico, era il presidente della Regione Siciliana e fu ucciso dalla mafia nel 1980. Era il fratello del nostro Capo dello Stato, lo stesso Capo dello Stato per il quale il giovane ministro alla sua destra, quello che le ha sistemato gli appunti per la replica, per intenderci bene, chiedeva a gran voce la messa in stato d’accusa non più di una settimana fa. E quindi, in un certo senso, posso ben immaginare il suo imbarazzo.

Signor Presidente, lei durante il suo mandato parteciperà a molte iniziative in memoria di vittime di mafia, ricorderà e onorerà per il suo ruolo istituzionale donne e uomini dello Stato, tanti martiri di questo Paese.

Ecco, io le chiedo di studiare le loro storie prima di recarsi a rappresentare il Paese nelle varie cerimonie in suffragio. Le chiedo di riflettere sulle sue parole quando cita o prova a farlo, le vittime di mafia e i loro parenti. Si ricordi che i nomi, i nomi di tutte le vittime sono importanti. Si ricordi che la memoria e la consapevolezza sono i primi muri che arginano la violenza delle mafie. E pensi. Pensi tanto al dolore di chi resta, alla disperazione di chi tiene tra le braccia un corpo morente, amato, custode di ricordi e sogni condivisi.
Rifletta, per il futuro, quando si accosta alla memoria. Rifletta bene perché le mezze parole possono ferire, e tanto. Non solo chi di Piersanti Mattarella era il fratello, “congiunto” come piace dire a lei, ma tutti noi familiari di vittime di mafia che al rispetto per i nomi e le storie dei nostri cari ci teniamo più di ogni altra cosa.
Io porto nel cuore Antonino Scopelliti, mio padre.
Come lui, come loro, un infinito elenco di vite spezzate.

Si chiamano. Per nome. Tutti.

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